Caro Manilo,
con quello che ti scriverò adesso chiudo questo spazio.
E' vero che le cose che ti vorrei dire sono tante ed è vero che mi piacerebbe dirtele tutte, solo sento che la maggior parte di esse le devo conservare gelosamente dentro di me.
Io ero il fratello maggiore ed in quanto tale mi toccava richiamarti alle tue responsabilità, cercare di portarti ad un ragionamento più razionale.
Tu non eri una persona facile da imbrigliare e costringere in dei ruoli: "Non posso essere un buon padre, marito, fratello, figlio se non sono realizzato innanzi tutto come persona...". Questa cosa me l'hai ripetuta tante volte e tante volte ti ricordavo il concetto di responsabilità unito al concetto di scelte responsabili.
Tu appartenevi però ad un altro mondo fatto di poesia di libertà e voglia di vivere secondo le proprie attitudini ed aspirazioni. Non accettavi di essere imbrigliato neanche quando scrivevi, rifiutavi persino di aderire al canone comune che si scrive per farsi capire, e lo mettesti in chiaro agli albori del tuo blog: "Sta nell'ordine delle cose che tutto abbia un senso, magari celato e trasparente o profondo e irraggiungibile. Da oggi ho deciso, e sfido un contraddittorio, che questo blog mai riveli concetti coerenti e progettualità. Lo voglio libero come chi non ha mai conosciuto la libertà per non averla mai avuta negata".
Tu volevi essere libero come chi non ha mai conosciuto la libertà perché non gli è mai stata negata.
Non accettavo io questo modo di porsi lo ritenevo un modo di atteggiarsi di darsi delle arie. Capisco solo ora che non era così. Tu eri fatto in quel modo e in quel modo sei voluto morire. Ed io solo un essere inadeguato a cogliere il senso profondo delle cose...
Le scelte conseguenti alla tua malattia le hai affrontate in solitudine perché pochi le hanno capite e meno ancora accettate. Ci adeguavamo questo si ma era un soffrire in silenzio non una piena accettazione. E nessuna certezza che facendo altre scelte ti saresti salvato e nessuna certezza che la tua salvezza sarebbe coincisa con un modo di vivere coerente con la tua volontà.
Caro Manilo, mi manchi e mi mancherai per il resto della mia vita. E la domanda che mi faccio, tu dove sei ?, la ripeterò sempre finché un giorno non avrò trovato una risposta.
Mi dicono che devo trovare consolazione nella fede, non ci riesco proprio almeno per il momento. Se la fede è un dono a me non è stato dato o è stato tolto. Vorrei poter prendere dio per il bavero estirparlo dal suo trono lassù nei cieli portarlo sulla terra e fargli vedere tutto il male, l'ipocrisia e l'ingiustizia di questo mondo...e quella della tua storia compresa!
Mi dovrei consolare perché c'è la resurrezione dei morti... io ti vorrei qui ora adesso in questa vita, avrei voluto che i tuoi due meravigliosi figli avessero potuto crescere con un padre, che la tua compagna non rimanesse da sola...che nostra madre e nostro padre non avessero patito la profonda ingiustizia di piangere per un figlio morto.
Dovrei pregare per chiedere la salvezza della tua anima. E' dio che deve pregare per non dover affrontare la mia rabbia e la mia ira. E' lui che deve chiedere perdono a tutta l'umanità per averci creato a sua immagine e somiglianza. Che si vergogni!
Ma dio non esiste. E la consolazione la dobbiamo cercare in altre cose.
Un giorno, sono convinto, vedrai non so quando e non so come ci reincontremo ed allora continueremo a prenderci in giro come facevamo sempre tu per le mie scarpe fuori moda ed io per la tue manie perfezioniste.
"Ma non voglio dir solo nero; tra porte e soffi s’adagiò anche garbo e ruolo, aria vibrante d’ottoni e fiato; che quel indice non fu per il suo sorriso, ma spada triste di riga. Qui finisce anno e intento. Agito una mano; e voi?"
Addio Manilo. Alla prossima...
sabato 2 giugno 2007
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